DOLCE VACANZA

DOLCE VACANZA

artista: 

anno
tecnica: Acrilico su tela

dimensioni: 

200 × 178 cm

Nasce a Faenza nel 1952. Da tempo trapiantato nella bassa Toscana è l’antipersonaggio per eccellenza. Pittore, ceramista-scultore di vaglia, si esprime con un linguaggio ingenuo, fiabesco, e sostanzialmente fantastico, con venature alchemico-esoteriche.

Approfondendo un attimo la poetica di Montuschi, occorre partire dalla traccia che lo stesso artista ha più volte indicato: il riferimento a un testo di Jorge Luis Borges, epilogo dall’ Artefice. Vale la pena riportarlo di nuovo:

“Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”.

Colpisce il concetto dell’identificazione fra l’uomo, la natura, l’ambiente e tutto il visibile con sè stesso.

Montuschi disegna da anni il suo mondo che è collocato oltre il visibile, con una presenza, senza volto che si aggira in costruiti paesaggi che popola appunto di brani di natura collocati alla rinfusa, aggrappati, affioranti dal nulla, decoranti, non decorativi, deformati…(estratto da un testo di Massimo Duranti).

Descrizione

La tua arte indaga in profondità il mondo dell’illustrazione, dei media, del fumetto, della comunicazione, del cinema e della tv. A rimanerne fuori, paradossalmente, sembra proprio la pittura. Perché? E’ solo un’impressione?

Si è vero, il mio lavoro rispecchia l’amore per il mondo dell’illustrazione -soprattutto americana- e dei fumetti. Iniziai a interessarmene negli anni ’60 con le collezioni Spada, Flash Gordon, Mandrake, l’Uomo mascherato, poi il Principe Valiant, le avventure del quasi omonimo Michel Vaillant asso del volante… Ma divoravo di tutto: il nostro Nembo Kid alias Superman, Topolino. E nel frattempo ho indagato il mondo della comunicazione fin dai tempi di Carosello e il grande cinema americano a partire dai classici degli anni ‘30.

La pittura ne rimane fuori, in parte, nel senso che ho sempre affermato che molti della mia età si sono formati soprattutto sul mondo dell’illustrazione, dalle fantastiche copertine dei dischi “di importazione” dove primeggiavano grandi illustratori, primo tra tutti Roger Dean che disegnò quasi tutti gli album degli Yes. La copertina è stata una forma di espressione di artisti e quindi essa stessa è una espressione dell’arte.

Molti generi musicali erano ben definiti, oltre che dai canoni sonori, anche dalle immagini, disegni o fotografie. I colori accesi e le figure indefinite caratterizzano i tratti della psichedelia (penso a 13th Floor Elevators, Iron Butterfly, Cream), la fantasia dei disegni e gli scenari immaginari quelli del genere progressive (Genesis, King Crimson), lo studio grafico Hipgnosis per i dischi dei Pink Floyd, lo studio Neon Park per la discografia dei Little Feat. Gli album, in quegli anni, erano un capolavoro della musica custodito a sua volta in un capolavoro visivo

stralcio da un’intervista di Luca Beatrice

Informazioni aggiuntive

Dimensioni200 × 178 cm

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