Descrizione
La tua arte indaga in profondità il mondo dell’illustrazione, dei media, del fumetto, della comunicazione, del cinema e della tv. A rimanerne fuori, paradossalmente, sembra proprio la pittura. Perché? E’ solo un’impressione?
Si è vero, il mio lavoro rispecchia l’amore per il mondo dell’illustrazione -soprattutto americana- e dei fumetti. Iniziai a interessarmene negli anni ’60 con le collezioni Spada, Flash Gordon, Mandrake, l’Uomo mascherato, poi il Principe Valiant, le avventure del quasi omonimo Michel Vaillant asso del volante… Ma divoravo di tutto: il nostro Nembo Kid alias Superman, Topolino. E nel frattempo ho indagato il mondo della comunicazione fin dai tempi di Carosello e il grande cinema americano a partire dai classici degli anni ‘30.
La pittura ne rimane fuori, in parte, nel senso che ho sempre affermato che molti della mia età si sono formati soprattutto sul mondo dell’illustrazione, dalle fantastiche copertine dei dischi “di importazione” dove primeggiavano grandi illustratori, primo tra tutti Roger Dean che disegnò quasi tutti gli album degli Yes. La copertina è stata una forma di espressione di artisti e quindi essa stessa è una espressione dell’arte.
Molti generi musicali erano ben definiti, oltre che dai canoni sonori, anche dalle immagini, disegni o fotografie. I colori accesi e le figure indefinite caratterizzano i tratti della psichedelia (penso a 13th Floor Elevators, Iron Butterfly, Cream), la fantasia dei disegni e gli scenari immaginari quelli del genere progressive (Genesis, King Crimson), lo studio grafico Hipgnosis per i dischi dei Pink Floyd, lo studio Neon Park per la discografia dei Little Feat. Gli album, in quegli anni, erano un capolavoro della musica custodito a sua volta in un capolavoro visivo
stralcio da un’intervista di Luca Beatrice