Vanna Nicolotti, studia grafica con Oscar Signorini e con lui fonda D’Ars, la più antica rivista d’arte contemporanea italiana che ha accompagnato l’evolversi dell’arte negli Anni ’60 -’70, gli stessi in cui esplode il suo talento. Parte dalla lezione spazialista di Lucio Fontanache con il suo gesto rivoluzionario di tagliare e bucare la tela compie il passaggio da una pittura bidimensionale ad una a più dimensioni, una pittura in grado di unire spazio e tempo. Dalla cancellazione di ogni messaggio superfluo e marginale, nascono le creazioni di Nicolotti. Non solo tagli, buchi, strappi, ma vere e proprie strutture. Fenditure precise, tagli raffinati e geometrici che si trasformano allo sguardo dell’osservatore. Ora sono finestre, ora porte, ora bocche d’aerazione. L’artista va oltre lo spazialismo entrando in una corrente definita Rigorismo che l’accomuna a Fontana ma anche ad Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Enrico Castellani. Unica donna tra illustri maestri fa emergere dalle sue opere una sensibilità raffinata, un’idea elegante di forma che si piega e si modella nelle sue mani sapienti. Un lavoro puro, preciso, semplice e rigoroso. Ma non rigido, perché emerge la sensibilità particolare dell’artista. Più strati di tela si sovrappongono dando un effetto tridimensionale, forme e colori sottendono a questi strati facendone oggetti visivi capaci di offrire in chi osserva illusioni ottiche e cromatiche. Ci si muove dinanzi alle sue opere come si fa in un’opera architettonica, scoprendo a ogni passo una visione nuova. I suoi tagli sono finestre su mondi nuovi.

Nicolotti Vanna
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